NICOLA COSTANTINO PREMIATO A RAI RADIO 1 Continua >>
GIOVANNI GENTILE NEL 60° DELLA MORTE
L'UCCISIONE, LA PEDAGOGIA E L'ATTIVITA' STORIOGRAFICA
Intervista di Nicola Costantino a Salvatore Ragonesi sul grande
filosofo Continua >>
Credo che la poesia non sia una vuota fraseologia,
ma debba servire a riflettere sulla condizione umana,
a partire dall'interiorità di colui che elabora
esteticamente le proprie emozioni.
Il portare alla luce l'intimità,
questo mi sembra l'obiettivo della produzione artistica,
che ovviamente contribuisce ad umanizzare
un mondo divenuto sempre più disumano.
La poesia è certamente una vocazione che sorge nell'adolescenza,
quando la natura vibra allo sguardo e al sentimento.
Ma essa non può emergere nella sua costruzione culturale
senza idonei strumenti linguistici, filosofici e tecnici,
sicchè la mia vocazione iniziale è stata successivamente
incrementata
ed alimentata da una strumentazione culturale che ha contribuito
a produrre un particolare tipo di liricità come congiunzione
tra il momento sentimentale e quello logico-ontologico.
Ho cercato perciò di esprimere le mie emozioni, ma anche
di trovare il significato profondo della realtà.
Questo fa parte anche dei miei progetti per il futuro,
in quanto ritengo che non potrò vivere senza esprimere
il nucleo di sentimenti e pensieri che mi avvolgono
e mi costringono alla comunicazione delle mie impressioni,
generalmente alimentate dalla contingenza delle situazioni
e quindi dall'attualità dell'esistere,
ma sostanzialmente ricavate da una mia visione metafisica.
Nicola Costantino
Con la frantumazione della cultura moderna e l'esasperazione
della tecnologia si è perduto il contatto con l'integrità
dell'esistenza.
Ecco allora il valore della Poesia che rieduca lo spirito a cogliere
l'unità di tutte le cose dalla stella luminosa alla piccola
foglia.
La poesia vive di contrasti
ed intrecci tra cielo e terra, storicità e sovrastoricità,
terrestricità e metafisica e persino di sovrapposizioni
tra suoni e colori lontani . Anche i luoghi geografici assumono
rilevanza metafisica ed il profumo salmastro di ginestra acquista
il significato della purezza antologica di fronte all'inquinamento
della morale e della natura. Qui si esprime la simbolicità
della poesia: la Poesia non può vivere che nella produzione
di simboli e metafore e nel rapporto metro-ritmo. Il poeta bada
alla sintesi, alla visione totale e unitaria.Vive il suo tempo
attinge contenuti ed emozioni. Gli eventi più drammatici
colpiscono la sua immaginazione. Egli li approfondisce e li carica
di significati che vanno al di là delle circostanze immediate.
Quindi la poesia nasce dal tormento dell'anima e offre consolazione
e pace.
IL LEOPARDI,
POETA DELL’AZIONE
Dire che il Leopardi è poeta dell’azione
può sembrare cosa strana e bizzarra a chi per azione
intende l’agire nella vita pratica. Il Leopardi infatti,
i cui primi anni della giovinezza furono pieni di ardore e di
sincera aspirazione ad agire, da cui quel brano famoso nella
canzone “All’Italia”: “l’armi,
qua l’armi, io sol combatterò”, si rivela
inetto a operare nella realtà; ne sono testimonianza
i casi della sua vita.
Dopo che egli riuscì a fuggire da Recanati per recarsi
a Roma e a venire in contatto con il mondo e la società
degli uomini, la sua anima, travagliata nella solitudine, si
trovò a disagio ed egli stesso lo confessò: “andato
a Roma, la necessità di convivere con gli uomini, di
versarmi al di fuori, di agire, di vivere esternamente mi rese
stupido, inetto, morto internamente. Divenni affatto incapace
e privo di azione e di vita interna, senza perciò divenire
più atto all’esterna”.
Questo dimostra che in lui è un intenso contrasto tra
il mondo interiore, che egli è andato elaborando e costruendo
nella solitudine, e il mondo esterno che egli non vuole e non
può accettare. Tuttavia, se per azione si intende anche
questa reazione dello spirito al mondo esterno, mediante la
quale esso si evolve e crea, il Leopardi è veramente
poeta dell’azione.
Per comprendere ciò è necessario distinguere due
motivi essenziali della sua poesia; l’eroico e l’idillico,
che non sono contrastanti, ma si corrispondono e si condizionano,
sì che dall’uno dipende l’altro.
Dapprima il poeta, venendo a conoscenza dei mali che sussistono
tra gli uomini, scopre che ne sono la causa la civiltà
e la natura e, volendo reagire, moltiplica la sua vita interiore.
Mentre l’intelletto contempla le cose dall’alto
e scopre l’arido vero, il cuore agisce e lotta sempre
più, fino a raggiungere l’eroico e il sublime.
Infatti, quanto più egli viene a conoscenza dell’arido
vero, altrettanto aumenta la sua infelicità e, sebbene
egli stesso giunga ad affermare che l’ultima conclusione
della filosofia è che non bisogna filosofare, la sua
ansia di conoscere e di appagare sempre più il suo spirito
non si esaurisce, ma diviene più grande. Questa tendenza
all’infinito dell’anima, che è cosciente
del suo dolore e di quello dell’umanità e che mediante
il dolore vuole sempre superare se stessa, è sofferenza
ed è azione nello stesso tempo. In ciò il Leopardi
trova la ragione di vivere e non nell’accettare la realtà
per agire su essa proficuamente.
Dalla natura egli ha ricevuto quest’ordine: “Vivi
e sii grande e infelice!”. Perciò il suo pessimismo
non è completamente negativo e non è neppure passività
; egli nega le virtù dichiarandole inutili e le segue
più di chiunque altro; nega la storia giudicando inutili
le azioni degli uomini, ed egli stesso poi richiama questi alla
solidarietà contro l’azione malefica della natura;
si professa empio ed è infinitamente pio; invoca più
volte la morte e continua a vivere come la Natura gli ha imposto.
Questo dramma intimo in cui ammiriamo l’eroe, stacca via
il poeta dalla realtà fino a portarlo in un assoluto
isolamento, nel quale il mondo ideale sostituisce quello reale.
L’anima del Leopardi, resa sublime dal dolore, mira soltanto
a ciò che tra le sventure umane è bello e fuggevole
e crea una lirica tutta di memoria. Così la poesia diventa
per lui, ormai inetto e incapace di agire non nella realtà
soltanto, ma anche nel campo della ragione, un bisogno, uno
sfogo, che sostituisce il desiderio non soddisfatto di agire,
colei che accoglie i suoi segreti e le sue pene e le raddolcisce.
A proposito di ciò è necessario ricordare il canto
“ A Silvia,” in cui sentimenti e simboli non hanno
nulla di concitato, ma sono espressi con una musica intensa
e perfetta; così pure quello della “Rimembranze”che
è tutto un indugiare della memoria e come un lasciarsi
trasportare nel sogno; e i canti: “La quiete dopo la tempesta”,
“ Il sabato del villaggio” e “Il passero solitario”,
dove gli affetti quotidiani e le gioie della giovinezza sono
rimpianti e rivissuti nel sogno.Quando poi la realtà
riprende il sopravvento su di lui ed egli è costretto
a imprecare per aver scoperto in Aspasia “La donna allettatrice”
e a disperare, uscendo dal suo isolamento, conoscendo più
dappresso la vita e comprendendo nella sua sventura quella di
tutti gli esseri, ne ricava un senso di profonda pietà
e torna a reagire.
Dall’idillico allora torna all’eroico e crea una
lirica attiva e non passiva, piena di affetti presenti e non
di memorie. Nel “Pensiero dominante”, in “Amore
e Morte”, in “A se stesso” e nella “Ginestra”
rivive l’aspirazione eroica del Leopardi giovane, ma con
un’altra sensibilità, non dispersa e indeterminata,
bensì raccolta in un atteggiamento virile.
Ne “La Ginestra” si affaccia una nuova aurora: il
poeta solitario che si è fatto maturo nella passione
diventa poeta dell’azione: ha compreso bene le miserie
degli uomini e l’ingiustizia del destino e si fa profeta
di una civiltà e di una umanità nuova. Anche il
tono di questa poesia, in corrispondenza al contenuto, è
nuovo, senza nulla di enfatico- come nei primi canti- e senza
gli elementi vaghi, indefiniti, teneri e nostalgici presenti
negli idilli: è un tono intenso e vibrante, pieno di
energia e di slancio.
OPERE E COMMENTI SU BENEDETTO CROCE
Croce scrisse numerosissime opere di filosofia, storia, estetica,
letteratura, critica, ecc . Tra quelle filosofiche e storiche
ricordiamo: Materialismo storico ed economico marxista (1900),
Estetica come scienza dell’espressione e linguistica generale(1902),
Saggio sullo Hegel (1907), Logica come scienza del concetto
puro (1909), Filosofia della pratica, economia ed etica (1909),
La filosofia di G.B. Vico (1911), Breviario di estetica (1912(),
Teoria e storia della storiografia (1917), Storia d’Italia
dal 1871 al 1915 (1928), Storia d’Europa nel secolo XIX
(1932). La storia come pensiero e come azione (1938), Il carattere
della filosofia moderna (1940).
LA FILOSOFIA DELLO SPIRITO
Croce inizia quel rinnovamento idealistico
che impronta di sé tanta parte della cultura italiana
nella prima metà del nostro secolo.
Rifacendosi all’idealismo hegeliano, Croce afferma che
tutta la realtà è vita dello spirito. E lo spirito,
nella sua unità, comprende quattro categorie fondamentali,
di cui le prime due appartengono alla forma teoretica, cioè
alla conoscenza, e le altre due alla forma pratica, cioè
alla volontà.
a) Le forme teoretiche sono l’arte, che è conoscenza
dell’individuale ( concetto del bello), e la filosofia,
che è conoscenza logica dell’universale (concetto
del vero).
b) Le forme pratiche sono l’economia, che è volizione
dell’individuale (concetto dell’utile), e l’etica,
che è volizione dell’universale (concetto del bene).
Tra le quattro forme dello spirito non c’è”una
divisione gerarchica di alto e di basso, di superiore e di inferiore”.
LA DIALETTICA DEI DISTINTI.- Croce sostiene
che la dialettica hegeliana degli opposti (tesi, antitesi,sintesi)
si ha all’interno di ogni singola forma: nell’arte
tra bello e brutto, nella filosofia tra vero e falso, nell’economia
tra utile e dannoso, nell’etica tra bene e male.
Tuttavia si allontana da Hegel nel sostenere che ogni forma
dello spirito è autonoma, ha valore in sé; non
vi è opposizione tra una forma e l’altra, bensì
distinzione.
“Fondamentale è, scrive Croce, la distinzione nell’unità
dello spirito, e, anzi, tutt’uno con questa unità
stessa, la quale si dimostra nient’altro che il processo
delle distinzioni, giacchè un’unità indistinta
sarebbe astratta, immobile e morta”.
LA CIRCOLARITA’ DELLA AVITA DELLO SPIRITO.-
Vi è tuttavia un nesso tra le varie forme distinte, un
movimento dall’una all’altra per cui esse si implicano
in base all’ordine di successione.
La logica presuppone l’arte, l’economia presuppone
la logica e l’etica presuppone l’economia:la forma
universale implica l’individuale come la pratica implica
la teoretica.
Così, per Croce, la vita dello spirito, che comprende
tutto, si sviluppa in modo circolare, progredisce in un incessante
divenire, senza mai ripetersi ma con un continuo arricchimento.
Infatti, per la logica stessa del circolo”ogni forma,
in ogni suo momento, ha dinanzi a sé e dentro di sé
tutto il lavoro dello spirito riferendosi al problema in cui
si travaglia, e perciò il suo nuovo lavoro non è
solo un altro, ma un più ricco lavoro, un progresso”.
L’ESTETICA.-La prima categoria teoretica
dello spirito, cioè l’estetica, dà luogo
all’arte, che è conoscenza fantastica dell’individuale.
Nell’opera d’arte”corre il sentimento”,
ma è un sentimento contemplato e superato, convertito
in un determinato complesso di immagini.
Perciò l’arte”non può dirsi né
sentimento né immagine né somma dei due, ma contemplazione
del sentimento o intuizione lirica, o (che è lo stesso)
intuizione pura, in quanto è pura di ogni riferimento
storico e critico alla realtà o irrealtà delle
immagini di cui si tesse, e coglie il puro palpito della vita
nella sua idealità”.
Nell’arte, l’intuizione si identifica con l’espressione:
infatti”un’immagine non espressa, che non sia parola,
canto, disegno, pittura, scultura, ecc., è cosa inesistente”.L’espressione
va però distinta dalla comunicazione, che è semplicemente
una forma di espressione pratica ( ad esempio, le note musicale
per il musicista, i colori e la tela per il pittore).
Se viene a mancare l’intuizione lirica, la sintesi di
sentimento e di immagine, la trasfigurazione in pura forma,
si avrà filosofia, o storia, o didascalica, o oratoria,
ecc., ma non si ha l’arte.
L’identificazione tra arte e intuizione, cioè il
fatto che l’attività intuitiva si manifesti nell’espressione,
si realizzi nell’opera d’arte, è molto importante.
Infatti Croce stabilisce in questo modo la più assoluta
autonomia dell’arte nei confronti della filosofia, dell’economia
e della morale: il giudizio estetico sull’opera d’arte
non deve tener conto in alcun modo di interessi estranei.
LA FILOSOFIA.- La seconda categoria teoretica
dello spirito è la logica. Essa mira alla concezione
dell’universale e quindi è l’attività
filosofica per eccellenza.
Infatti,”il pensiero del concetto puro, ossia del concetto
senz’altro, dell’universale che è veramente
universale e non mera generalità o astrazione, è
la filosofia”.
Ma, per Croce, il concetto è l’universale concreto,
in quanto è atto conoscitivo dei fatti individuali inseriti
nella realtà storica.
Sono invece pseudoconcetti quelli della matematica e delle scienze
naturali: i primi perché universali estratti, i secondi
perché particolari concreti. Essi sono delle convenzioni;
hanno valore di utilità e perciò appartengono
alla categoria dell’economia.
LO STORICISMO ASSOLUTO.- Perciò, per
Croce, la filosofia è conoscenza delle categorie dello
spirito nella loro concretezza, cioè del dispiegarsi
dello spirito nelle sue varie forme. Pertanto egli identifica
la filosofia con la storiografia,con la metodologia della storia
(storicismo assoluto).
“Il conoscere storico ossia la storia, egli scrive, è
la filosofia stessa nella sua concretezza, ed è l’unico
giudizio che sia giudizio di verità(1), il quale include
in sé la filosofia, vivente non altrove che nella storia
e come storia”.
In altre parole, la filosofia può essere solo filosofia
dello spirito, e la filosofia dello spirito può essere
in concreto soltanto”pensiero storico o storiografia,
nel cui processo essa rappresenta il momento ( anche questo
storicamente condizionato) della riflessione metodologica”.
___
(1) “Posto che il giudizio storico,
afferma Croce, sia unità di individuale e universale,
di soggetto e predicato, di rappresentazione e concetto,…non
v’ha giudizio, genuino e concreto giudizio, che non sia
storico”.
L’ATTIVITA’ PRATICA: ECONOMIA ED ETICA. –
Accanto alle categorie conoscitive Croce pone, come si è
visto, le categorie pratiche della vita dello spirito: economia
ed etica.
L’attività economica è rivolta al fine individuale
e, rispondendo solo a criteri di efficacia, è completamente
libera da criteri morali:”si può volere economicamente,
senza volere moralmente; ed è possibile condursi con
perfetta coerenza economica seguendo un fine obiettivamente
irrazionale (Immorale)”.
L’attività etica tende invece a fini universali
e perciò implica anche quella economia:”volere
economicamente è volere un fine; volere moralmente è
volere il fine razionale.Ma appunto chi vuole e opera moralmente
non può non volere e operare utilmente ( economicamente)”.
Infatti volere un fine razionale significa volere nello stesso
tempo anche il proprio fine particolare.
L’ ideale morale dell’azione degli individui è
la libertà, che è anche la”forza creatrice
della storia, suo vero e proprio soggetto, tanto che si può
dire che la storia è storia della libertà”.
La libertà realizza il divino nell’umano.”La
concezione della storia, come storia della libertà ha
suo necessario complemento pratico la libertà stessa
come ideale morale”, come norma di vita (religione della
libertà).
CENNI
DI AVVIAMENTO AL COMPORRE E DI STILISTICA
Scrivere significa esprimere se stessi, esprimere
la maniera personale e propria di sentire, di pensare, di giudicare.
La prima dote di chi scrive è la personalità,
cioè il possedere una fisionomia propria che lo distingua
da ogni altro.
Per scrivere bene bisogna educare l’ingegno, il cuore,
la fantasia.
Come si educa l’ingegno? Con lo studio, con l’osservazione,
con la riflessione, con la lettura.
Allo studio delle nozioni di storia, di geografia, di letteratura,
delle arti, delle scienze, materie che ci dànno un prezioso
patrimonio di idee, provvede la scuola; naturalmente questa
porge i germi dell’educazione morale ed intellettuale,
che ciascuno deve poi svolgere e coltivare per conto proprio.
L’opera dell’insegnante nella scuola è di
somma importanza, ma per fruttificare essa deve essere assecondata
e completata dallo studio, dalla lettura, dalla riflessione
degli alunni.
Questi debbono avvezzarsi ad osservare il mondo esteriore; eserciteranno
non solo l’ingegno ma anche il sentimento e la fantasia
e arriveranno a conoscere bene i nomi corrispondenti delle cose
osservate, perfezionandosi nei più riposti tesori della
nostra lingua.
Mi sembra superfluo in questo caso accennare al possesso di
un buon dizionario, che deve essere usato costantemente, perché
la consultazione costituisce un’opera di perfezionamento
continuo del proprio bagaglio lessicale.
Attualmente esistono in commercio vari dizionari di notevole
valore, dei quali indico tre che si raccomandano per le loro
qualità di precisione, sintesi di definizione e rigorosità
di metodo.
1) Passerini Tosi, Dizionario della lingua italiana, ed Principato,
Milano.
2) Zingarelli, Vocabolario della lingua italiana ed. Zanichelli,
Bologna
3) Il Dizionario Garzanti della lingua italiana, ed. Garzanti,
Milano.
L’allievo non deve tuttavia abituarsi soltanto ad osservare
il mondo esteriore; esiste in ciascuno di noi un mondo che raramente
conosciamo e che dobbiamo osservare ed esaminare attentamente.
Avremo modo di affinare il nostro spirito solo riflettendo spesso
e a lungo sulle nostre azioni e sui sentimenti da noi provati.
L’osservazione alla quale ho accennato prima non deve
essere effettuata di corsa, come si usa dire, ma dandosi ragione
di ogni cosa, osservando ripetutamente e analizzando, componendo,
confrontando.
Purtroppo i giovani, non solo del tempo attuale, non sono inclini
all’osservazione; passano da un argomento all’altro
senza riflettere, senza formarsi un’idea chiara di ciò
che hanno visto. Non osservano e non riflettono di conseguenza.
Va rilevato al proposito che le più grandi invenzioni
non sono state fortuite, cioè frutto di un caso, ma conseguenza
di un grande numero di osservazioni.
L’osservazione e la riflessione sono elementi molto importanti
per l’esposizione delle proprie idee; anche un confronto
alla maniera con cui diversi scrittori hanno esposto i medesimi
argomenti può fornire ricca messe di materiale a chi
voglia esprimere con proprietà, sobrietà ed ordine
il proprio pensiero.
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